Pacchetto Omnibus: novità su CSRD, CSDDD, Tassonomia UE e CBAM

In questo articolo
I punti chiave del pacchetto Omnibus: tabella riassuntiva
Contesto normativo e pacchetto Omnibus: un sistema in evoluzione per un mercato più competitivo
CSRD: il pacchetto Omnibus riduce gli obblighi di rendicontazione
CSDDD: un ridimensionamento della due diligence aziendale
Tassonomia UE: verso un approccio più flessibile
CBAM: il pacchetto Omnibus ridisegna il meccanismo di adeguamento del carbonio
Resta allineato alle ultime normative ESG grazie ad Up2You
Pacchetto Omnibus
Scritto da
Andrea Fumero
Aggiornato al
27.2.2025

Pacchetto Omnibus: come cambiano gli obbligi di sostenibilità per le aziende


Il pacchetto Omnibus appena presentato segna un importante aggiornamento nel panorama normativo sulla sostenibilità all’interno dell’Unione Europea.

Negli ultimi anni l’UE ha introdotto numerose direttive in materia di sostenibilità, imponendo alle aziende un impegno crescente per rimanere competitive e conformi alle nuove normative.

Con il pacchetto Omnibus, che ancora deve essere approvato in via definitiva dal Parlamento e dal Consiglio europeo, Bruxelles punta a ridefinire il perimetro di applicazione e semplificare gli obblighi di rendicontazione per le imprese, riunendo in un unico documento le 3 normative chiave: la CSRD, la CSDDD e la Tassonomia UE. In questo modo, l’intenzione dell’Unione Europea è quella di bilanciare gli obiettivi del Green Deal con la necessità di mantenere la competitività del mercato.

Cosa troverai in questo articolo:

  • una tabella riassuntiva e immediata sui punti principali del pacchetto Omnibus;
  • un’analisi del contesto normativo in cui si inserisce il pacchetto; 
  • le principali novità introdotte su CSRD, CSDDD, Tassonomia UE e CBAM. 

Valuteremo, inoltre, in che modo queste semplificazioni incidono sugli impegni di sostenibilità delle imprese e se rappresentino un reale passo avanti o un indebolimento degli strumenti normativi esistenti. 

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I punti chiave del pacchetto Omnibus: tabella riassuntiva

Tabella riassuntiva pacchetto Omnibus

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Contesto normativo e pacchetto Omnibus: un sistema in evoluzione per un mercato più competitivo


Il pacchetto Omnibus si inserisce in un quadro normativo in costante trasformazione, dove la sostenibilità sta diventando un elemento centrale nelle strategie aziendali.

Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha introdotto regolamentazioni chiave come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che definisce nuovi standard di rendicontazione, la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), che promuove una maggiore responsabilità lungo la catena di fornitura, e la Tassonomia UE, che guida gli investimenti verso attività sostenibili.

Queste normative stanno delineando un mercato sempre più orientato alla trasparenza e alla sostenibilità, creando nuove opportunità per le aziende che scelgono di integrare questi principi nel loro modello di business.

Tuttavia, affinché questa transizione sia efficace e accessibile a tutti, è necessario che il quadro regolatorio sia strutturato in modo chiaro ed efficiente. È proprio in questa direzione che ambisce ad intervenire il pacchetto Omnibus, con l’obiettivo di ottimizzare e rendere più lineare l’applicazione delle normative esistenti.

L’iniziativa mira a semplificare gli adempimenti per le aziende, mantenendo al contempo elevati standard di sostenibilità, così da garantire un ambiente più favorevole agli investimenti e all’innovazione.

L’Unione Europea punta a trovare un equilibrio tra il raggiungimento degli obiettivi ambientali e la competitività del mercato, rendendo la sostenibilità un vantaggio concreto per le imprese che vogliono distinguersi.

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CSRD: il pacchetto Omnibus riduce gli obblighi di rendicontazione


Il pacchetto Omnibus propone cambiamenti significativi alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), con l'intenzione di ridefinire il perimetro di applicazione e semplificando gli obblighi di rendicontazione per le imprese.

Uno degli aspetti più rilevanti riguarda il campo di applicazione della CSRD, con un innalzamento delle soglie di obbligatorietà. L’obbligo di redigere il bilancio di sostenibilità si applicherà, secondo la proposta Omnibus, solo alle imprese con più di 1.000 dipendenti e almeno uno degli altri due criteri dimensionali:

  • 50 milioni di euro di fatturato;
  • 25 milioni di euro di patrimonio netto;


Questa revisione comporta una drastica riduzione del numero di imprese coinvolte, passando da oltre 50.000 a meno di 7.000 in tutta l’Unione Europea.

Le aziende che prima erano obbligate (almeno 250 dipendenti e 50 milioni di euro di fatturato) a rendicontare a partire dal 2026 sui dati del 2025, dovrebbero rimanere soggette all’obbligo solo se superano i 1.000 dipendenti e, in ogni caso, con un ritardo di due anni.

Questo significa che le imprese che avrebbero dovuto pubblicare il loro primo bilancio nel 2026 secondo la CSRD, secondo la nuova proposta dovranno farlo solo nel 2028, sui dati del 2027.

Le aziende sotto i 1.000 dipendenti non dovrebbero più essere soggette all’obbligo di rendicontazione, ma potranno scegliere di aderire su base volontaria agli standard VSME (Voluntary SME Standards), ovvero uno schema semplificato allineato agli ESRS.

Questi standard, pur non essendo obbligatori, potranno risultare particolarmente utili per le PMI, dal momento che il pacchetto Omnibus ha uniformato le informazioni che banche, grandi imprese soggette alla CSRD e aziende vincolate dalla CSDDD possono richiedere alle aziende con meno di 500 dipendenti.

Tali informazioni saranno limitate ai dati previsti dagli standard volontari VSME, rendendo la redazione di un bilancio VSME uno strumento strategico per rispondere in modo standardizzato e trasparente alle richieste ESG lungo la value chain. Per le imprese con più di 500 dipendenti, invece, possono essere chieste anche informazioni ulteriori.

Per molte aziende, redigere un bilancio di sostenibilità secondo questi standard potrebbe quindi facilitare la conformità alle richieste di clienti, fornitori e istituti di credito.

Un'altra modifica riguarda la revisione delle informazioni fornite nei bilanci di sostenibilità. Non dovrebbe più esserci il graduale passaggio alla "reasonable assurance", una revisione più approfondita dei dati rendicontati. Le aziende, secondo la proposta Omnibus, rimarranno invece soggette alla "limited assurance", un livello di verifica meno stringente.

Infine, il pacchetto propone di introdurre una semplificazione degli ESRS, attraverso una riduzione dei datapoint (KPI di rendicontazione richiesti). Questo intervento punta a rendere la reportistica più snella e meno onerosa per le aziende, eliminando alcuni degli indicatori di rendicontazione previsti in precedenza.

Queste modifiche rappresentano un ridimensionamento significativo della CSRD, con l’obiettivo di alleggerire il carico amministrativo per le imprese.

Tuttavia, la riduzione del numero di aziende obbligate alla rendicontazione, il rinvio di alcune misure e l’eliminazione della "reasonable assurance" sollevano interrogativi sulla trasparenza e sulla comparabilità delle informazioni ESG, elementi fondamentali per gli investitori e gli stakeholder.

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CSDDD: un ridimensionamento della due diligence aziendale


Il pacchetto Omnibus intende portare anche significativi cambiamenti alla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), riducendo il perimetro di applicazione e semplificando gli obblighi per le aziende.

Inoltre, la valutazione del rischio prevede di non includere più automaticamente i fornitori indiretti, a meno che non emergano informazioni plausibili che suggeriscono un rischio concreto.

Un’altra modifica sostanziale riguarda la frequenza degli assessment lungo la catena del valore, che ora dovrebbero essere effettuati ogni 5 anni invece che annualmente, riducendo così la pressione normativa sulla gestione della supply chain.

Inoltre, le informazioni che le aziende soggette alla CSDDD potranno richiedere ai fornitori saranno differenziate in base alle loro dimensioni:

  • per le aziende con massimo 500 dipendenti, le informazioni richieste saranno limitate ai dati previsti dagli standard VSME;

  • per le aziende con più di 500 dipendenti, non è previsto alcun limite regolamentare sulle informazioni che potranno essere richieste.


Un punto particolarmente controverso è la prevista rimozione della responsabilità civile per le aziende che non rispettano gli obblighi di due diligence. Questo significa che le imprese non potranno più essere soggette a sanzioni legali in caso di mancata conformità.

Per quanto riguarda i piani di transizione climatica, secondo il pacchetto Omnibus le aziende dovranno adottarli, ma non saranno più obbligate a implementarli, riducendo ulteriormente la trasparenza sugli impegni di sostenibilità di lungo periodo.

Altro aspetto importante è la rimozione degli obblighi di due diligence per il settore finanziario, che inizialmente doveva essere incluso nel perimetro della direttiva. Inoltre, la proposta elimina la previsione di sanzioni che stabiliva un minimo del 5% del fatturato globale per le aziende non conformi.

Il pacchetto Omnibus introduce anche una maggiore armonizzazione tra gli Stati membri, limitando la possibilità per i singoli Paesi di adottare normative nazionali più stringenti in aree chiave come la valutazione del rischio, la due diligence sulla catena del valore, e le sanzioni.

L’ultima novità riguarda il ritardo di un anno nell’applicazione della direttiva, con l’entrata in vigore prevista per luglio 2027, così da dare alle aziende più tempo per adeguarsi ai nuovi requisiti.

Queste modifiche segnano un ridimensionamento sostanziale della CSDDD, riducendo gli obblighi per le imprese e allentando il controllo sulla supply chain.

Se da un lato ciò potrebbe semplificare la conformità normativa, dall’altro solleva interrogativi sulla reale efficacia della direttiva nel promuovere una filiera sostenibile e responsabile.

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Tassonomia UE: verso un approccio più flessibile


Con il pacchetto Omnibus, l’applicazione della Tassonomia UE diventa volontaria per alcune categorie di aziende, segnando un significativo cambio di direzione rispetto all’approccio iniziale.

Le imprese soggette alla CSRD con più di 1.000 dipendenti, ma con un fatturato fino a 450 milioni di euro, secondo la proposta Omnibus non saranno più obbligate a rendicontare il loro allineamento alla Tassonomia, ma potranno scegliere se adottarlo o meno.

Un’altra modifica riguarda il principio del “Do No Significant Harm” (DNSH), che finora ha rappresentato un pilastro per determinare la sostenibilità di un’attività economica. Con il nuovo pacchetto, questo principio viene indebolito, rendendo meno stringenti i criteri per valutare se un’attività ha impatti negativi su altri obiettivi ambientali.

Queste modifiche mirano a rendere la Tassonomia UE più accessibile e meno onerosa per le aziende, riducendo le complessità legate alla rendicontazione.

Tuttavia, la scelta di renderla volontaria per alcune aziende potrebbe incidere sulla trasparenza e sulla comparabilità delle informazioni ESG, creando un quadro più frammentato per investitori e stakeholder, che basano le loro decisioni su questi parametri.

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CBAM: il pacchetto Omnibus ridisegna il meccanismo di adeguamento del carbonio


Il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), in vigore dal 1° ottobre 2023, è la misura adottata dall’Unione Europea per tassare la CO₂ incorporata nei beni importati, con l’obiettivo di evitare il carbon leakage e garantire condizioni di concorrenza equa tra aziende europee e produttori esteri.

Dopo una prima fase dedicata esclusivamente alla rendicontazione delle emissioni (2023-2025), a partire da gennaio 2026 le imprese dovranno acquistare certificati CBAM, il cui prezzo sarà allineato a quello del mercato ETS.

Con il pacchetto Omnibus, la Commissione Europea ha introdotto modifiche sostanziali al CBAM, prendendo atto delle difficoltà riscontrate nella fase preliminare. La principale novità riguarda una restrizione dell’ambito di applicazione, con l’obbligo che si applicherà solo alle aziende che importano almeno 50 tonnellate all’anno di uno dei beni regolamentati.

Questo cambiamento previsto dalla proposta Omnibus esclude automaticamente le aziende che importano volumi inferiori, limitando così il numero di soggetti obbligati a conformarsi al meccanismo.

Questa decisione mira a semplificare le procedure e ridurre gli oneri amministrativi per le PMI, che finora hanno incontrato difficoltà nell’adeguarsi ai nuovi obblighi di rendicontazione.

La misura rappresenta un tentativo di bilanciare rigore normativo e competitività, ma la sua applicazione ridotta solleva interrogativi sull’efficacia del meccanismo. Se da un lato si punta a facilitare l’adozione del CBAM, dall’altro si rischia di compromettere la trasparenza e l’impatto della misura, lasciando una fetta significativa di aziende esente da obblighi stringenti.

Cosa succede ora?


Le proposte legislative saranno ora sottoposte al Parlamento Europeo e al Consiglio per la loro valutazione e adozione. Le modifiche alla CSRD, CSDDD e al CBAM entreranno in vigore una volta che i co-legislatori avranno raggiunto un accordo sulle proposte e dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'UE.

In linea con la Comunicazione sulla semplificazione e attuazione pubblicata l’11 gennaio 2024, la Commissione Europea invita i co-legislatori a trattare il pacchetto Omnibus come una priorità, in particolare per quanto riguarda la proposta di posticipare alcuni obblighi di divulgazione previsti dalla CSRD e la scadenza per il recepimento della CSDDD, poiché mirano a rispondere a preoccupazioni chiave sollevate dagli stakeholder.

La bozza che modifica le normative attualmente in vigore ai sensi della Tassonomia sarà adottata dopo la consultazione pubblica e diventerà applicabile al termine del periodo di scrutinio da parte del Parlamento Europeo e del Consiglio.

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