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Cos’è la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD)?
La Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD o CS3D) è una nuova direttiva europea, emanata nel 2024, che impone alle imprese obblighi di due diligence in materia di sostenibilità. Il suo obiettivo è garantire che le aziende identifichino, prevengano, mitighino e riducano al minimo gli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente, non solo nelle proprie attività, ma lungo l’intera catena del valore.
Con questa normativa, l’Unione Europea punta a contrastare pratiche dannose come sfruttamento lavorativo, lavoro minorile, perdita di biodiversità, inquinamento e distruzione degli ecosistemi. Le imprese saranno quindi chiamate a integrare la sostenibilità nei loro processi decisionali e nei rapporti con fornitori e partner, adottando misure concrete per un futuro più responsabile.
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CSDDD e CSRD: come si relazionano le due Direttive Europee sulla sostenibilità?
La direttiva CSDDD completa il quadro normativo europeo in materia di sostenibilità, operando in stretta connessione con la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).
Mentre la CSRD si concentra sull’ampliamento dell’obbligo di rendicontazione, imponendo alle aziende la pubblicazione di un bilancio di sostenibilità dettagliato, la CSDDD introduce il concetto di due diligence, ovvero “diligenza dovuta”, ponendo l’attenzione sull’intera supply chain delle aziende.
In pratica, con la CS3D le imprese non dovranno più limitarsi a rendicontare il proprio impatto, ma saranno obbligate ad adottare misure concrete per prevenire, mitigare e ridurre gli effetti negativi delle loro operazioni, sia all’interno dell’UE sia nei Paesi extraeuropei, laddove questi impatti derivino dalla loro catena del valore.
Ma quindi, come si relazionano tra di loro la CSRD e la CSDDD?
Come detto, la CSRD è incentrata sulla trasparenza e sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale. Le imprese devono dichiarare in modo chiaro i propri impatti ambientali e sociali, inclusi quelli legati alla supply chain, ma il suo focus primario resta la trasparenza e la rendicontazione, anziché l’implementazione attiva di azioni concrete.
È qui che entra in gioco la CSDDD, che impone alle aziende di identificare, mappare e mitigare gli impatti ambientali e sociali lungo l’intera catena di fornitura. In sintesi, mentre la CSRD si concentra sulla divulgazione delle informazioni, la CS3D stabilisce obblighi più rigorosi e operativi, richiedendo azioni concrete per la gestione della sostenibilità nella value chain.
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I 7 step del processo di due diligence
Il processo di analisi della due diligence delle aziende avviene attraverso un processo che può essere riassunto in 7 fasi. Vediamo quali sono.
- Integrazione della due diligence
Le aziende devono incorporare la due diligence nelle proprie politiche e sistemi di gestione del rischio, adottando un codice di condotta, policy aziendali e misure per verificarne la conformità. - Identificazione e valutazione degli impatti negativi
Devono essere individuati e valutati gli impatti negativi reali e potenziali sui diritti umani e sull’ambiente, con particolare attenzione a problematiche come lavoro minorile, sfruttamento lavorativo, inquinamento, deforestazione e danni agli ecosistemi. Le aziende devono effettuare una mappatura e un’analisi approfondita per identificare le aree più a rischio. - Strumenti di segnalazione e canali di reclamo
Le imprese devono predisporre meccanismi accessibili, equi e trasparenti per consentire a persone o organizzazioni di segnalare impatti negativi, garantendo protezione da eventuali ritorsioni contro chi effettua i reclami. - Coinvolgimento delle parti interessate
È obbligatorio consultare in modo efficace e trasparente dipendenti, sindacati, consumatori, comunità locali, istituzioni per i diritti umani e l’ambiente, e altre organizzazioni della società civile che possano essere impattate dalle attività aziendali. - Prevenzione, arresto o minimizzazione degli impatti negativi
Le aziende devono adottare misure adeguate, tra cui:
- richiedere ai partner commerciali garanzie contrattuali di rispetto del codice di condotta;
- sviluppare e attuare piani d'azione con indicatori per misurare i miglioramenti;
- effettuare investimenti finanziari e non finanziari per adeguamenti operativi e infrastrutturali;
- modificare strategie, pratiche di acquisto, progettazione e distribuzione aziendali per ridurre gli impatti negativi.
- Monitoraggio e valutazione dell’efficacia delle misure
Le imprese devono effettuare valutazioni periodiche sulla due diligence nelle loro operazioni e nella catena del valore, basandosi su indicatori qualitativi e quantitativi e sul feedback delle parti interessate. - Rendicontazione delle politiche e misure di due diligence
Le aziende devono documentare e comunicare le proprie azioni di due diligence in conformità con la Direttiva CSRD.
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Quali aziende sono soggette alla CSDDD e da quando?
La direttiva CSDDD è entrata in vigore il 25 luglio del 2024 e gli Stati membri dell’UE avranno tempo fino al 26 luglio del 2026 per recepirla all’interno dei rispettivi ordinamenti nazionali.
Come già sta avvenendo per la CSRD, anche la CSDDD si applicherà alle imprese seguendo una logica progressiva a seconda della dimensione dell’impresa stessa.
Vediamo quali sono le tempistiche previste dalla direttiva.
Dal 26 luglio 2027:
- aziende europee con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato globale di almeno 1.5 miliardi di euro;
- aziende extra-UE con un fatturato di 1.5 miliardi di euro generato nell’Unione Europea.
Dal 26 luglio 2028:
- aziende europee con oltre 3.000 dipendenti e un fatturato globale di almeno 900 milioni di euro;
- aziende extra-UE con un fatturato di 900 milioni di euro generato nell’UE.
Dal 26 luglio 2029:
- aziende europee con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato globale di almeno 450 milioni di euro;
- aziende extra-UE con un fatturato di 450 milioni di euro generato nell’UE;
- aziende che, pur non avendo più di 1.000 dipendenti o un fatturato superiore a 450 milioni di euro, sono società capogruppo di un gruppo che ha superato questi limiti nell’ultimo esercizio finanziario;
- aziende che gestiscono un franchising o un sistema di licenze nell'UE, con accordi standardizzati e diritti di licenza superiori a 22,5 milioni di euro. Inoltre, il fatturato globale del gruppo deve superare gli 80 milioni di euro.
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Come viene effettuato il controllo e quali sono le sanzioni previste?
La direttiva CSDDD prevede che ogni Paese dell’UE istituisca un’autorità di vigilanza incaricata di verificare che le imprese rispettino gli obblighi previsti. Queste autorità dovranno effettuare ispezioni e, in caso di inadempienze, potranno imporre sanzioni che possono arrivare fino al 5% del fatturato netto globale dell’impresa.
Le autorità nazionali saranno poi coordinate a livello comunitario da una Rete europea delle autorità di vigilanza, per garantire un’applicazione uniforme della direttiva.
Anche singoli cittadini, sindacati o organizzazioni della società civile colpiti da una violazione dei diritti umani o degli standard ambientali potranno intentare un’azione legale contro un’azienda, entro un termine massimo di 5 anni.
Oltre alle sanzioni economiche, le imprese potrebbero subire un grave danno d’immagine: essere sanzionate per violazioni della CSDDD potrebbe compromettere la loro reputazione, con conseguenze economiche potenzialmente più significative della sanzione stessa.