Come sta cambiando il settore alimentare in questi ultimi anni per rispondere alle maggiori richieste di sostenibilità?
Cosa troverai in questo articolo:
- il reale impatto ambientale legato al settore alimentare;
- cosa si intende per alimentazione sostenibile;
- le nuove normative che stanno cambiando il mercato;
- come le aziende possono promuovere un’alimentazione più sostenibile;
- le principali certificazioni per la filiera alimentare.
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Quali sono gli impatti ambientali (e non solo) dell’industria alimentare?
Oggi, oltre tre miliardi di persone nel mondo soffrono di malnutrizione e miliardi di altre persone seguono diete poco sane o squilibrate. Intanto, la popolazione globale continua a crescere rapidamente e si stima che entro il 2050 saremo circa 10 miliardi.
In questo scenario, costruire un sistema alimentare sostenibile diventa necessario. Bisogna fare in modo di garantire a tutti gli abitanti del pianeta non solo cibo a sufficienza, ma anche l’accesso a un’alimentazione sana e nutriente.
Il principale ostacolo al raggiungimento di questo obiettivo è rappresentato dal nostro attuale modo di produrre e consumare cibo, che ha un impatto profondo e negativo sugli equilibri del pianeta.
L’agricoltura è tra le principali responsabili del cambiamento ambientale globale, contribuendo a fenomeni come il cambiamento climatico, la deforestazione, la desertificazione, il degrado degli ecosistemi marini e costieri.
The Nutrition Source, un'autorità leader in materia di alimentazione e nutrizione con sede presso la Harvard T. H. Chan School of Public Health’s, ha diffuso i seguenti dati che ci aiutano a comprendere la portata del problema:
- la produzione alimentare è responsabile di circa il 30% delle emissioni globali di gas serra, e il settore zootecnico da solo contribuisce per quasi la metà (14,5%);
- oltre il 40% delle terre emerse è utilizzato per attività agricole;
- l’agricoltura assorbe circa il 70% dell’acqua dolce disponibile;
- è il principale fattore che minaccia la biodiversità e l’estinzione delle specie;
- contribuisce all’eutrofizzazione di laghi e coste;
- ha portato circa il 60% degli stock ittici globali a essere pienamente sfruttati, e un ulteriore 33% a essere sovrasfruttato.
A pesare enormemente su questo scenario è il cambiamento delle abitudini alimentari a livello globale, in particolare l’aumento del consumo di carne.
Negli ultimi cinquant’anni, la produzione mondiale è triplicata e il consumo pro capite è quasi raddoppiato, passando da 23 a 43 kg l’anno.
La carne, indipendentemente dal tipo o dalla destinazione, è una forma di produzione alimentare altamente inefficiente: per fornire lo stesso apporto calorico, può richiedere fino a 100 volte più risorse di terra rispetto alle colture vegetali.
In sintesi, i sistemi alimentari attuali sono tra le principali cause delle crisi ecologiche in corso. Allo stesso tempo, questi sistemi sono vulnerabili a tali crisi, creando un circolo vizioso che minaccia la sicurezza alimentare globale.
Se non avviene un cambio di rotta, sarà difficile raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e gli impegni dell’Accordo di Parigi.
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Cosa si intende con alimentazione sostenibile?
Il concetto di "sostenibilità" può assumere significati diversi a seconda del contesto in cui viene applicato.
Una delle definizioni più condivise a livello internazionale è quella fornita nel 1987 dalla Commissione Brundtland delle Nazioni Unite:
“Lo sviluppo sostenibile soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.”
Applicato all’alimentazione, questo principio si traduce in un equilibrio tra necessità ambientali, sociali ed economiche. La sostenibilità alimentare, infatti, non riguarda solo l’impatto sull’ambiente, ma abbraccia anche aspetti legati alla salute, alla nutrizione, alla giustizia sociale e all’accessibilità economica.
Una definizione chiave è quella proposta dalla FAO, che descrive le diete sostenibili come:
“Diete con bassi impatti ambientali che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale e a una vita sana per le generazioni presenti e future. Sono rispettose della biodiversità e degli ecosistemi, culturalmente accettabili, accessibili, economicamente eque e convenienti; nutrizionalmente adeguate, sicure e sane; e ottimizzano l’uso delle risorse naturali e umane.”
In altre parole, l’alimentazione sostenibile prevede di adottare pratiche in grado di soddisfare i bisogni nutrizionali della popolazione attuale e futura, senza compromettere la salute del pianeta.
Per rendere questo concetto concreto nella vita di tutti i giorni, è utile fare riferimento a 3 pilastri fondamentali che dovrebbero orientare le nostre scelte alimentari:
- consumare meno cibo;
- ridurre gli sprechi;
- privilegiare alimenti vegetali rispetto a quelli di origine animale.
Solo ripensando cosa e come mangiamo potremo costruire un sistema alimentare davvero sicuro, equo e sostenibile.

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Come l’Unione Europea sta promuovendo un’alimentazione sostenibile
A oggi l’Unione Europa è l’unica area al mondo in cui il settore agricolo ha già ridotto le proprie emissioni di gas serra, circa il 20% in meno rispetto ai livelli del 1990. Tuttavia, il comparto agricolo resta responsabile del 10% delle emissioni totali, e circa il 70% di queste proviene dagli allevamenti.
Per affrontare questo problema, l’UE si è posta come obiettivo quello di costruire un sistema alimentare più sano, equo e sostenibile per tutti, riducendo l’impatto ambientale e supportando i produttori.
L’elemento centrale di questa visione è la strategia “Farm to Fork”, presentata dalla Commissione europea il 20 maggio 2020. Si tratta di un pilastro fondamentale del Green Deal europeo, che punta a trasformare l’intera filiera agroalimentare, dal campo alla tavola, rendendola più resiliente, giusta e rispettosa dell’ambiente. Per tradurre in azioni concrete questa visione, la Commissione ha fissato obiettivi misurabili da raggiungere entro il 2030:
- ridurre del 50% l’uso e il rischio dei pesticidi chimici;
- diminuire del 20% l’impiego di fertilizzanti;
- tagliare del 50% le vendite di antimicrobici per allevamenti e acquacoltura;
- destinare almeno il 25% dei terreni agricoli all’agricoltura biologica.
Oltre a questi traguardi, è prevista una revisione delle normative su benessere animale, etichettatura alimentare, lotta allo spreco e prevenzione delle frodi alimentari.
La strategia “Farm to Fork” è inoltre fortemente integrata con altri strumenti del Green Deal, come la nuova strategia UE per la biodiversità e la riforma della Politica Agricola Comune (PAC).
L’obiettivo finale è quello di raggiungere la neutralità carbonica in Europa entro il 2050, anche partendo da ciò che mangiamo.
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I 5 modi per guidare le aziende verso un futuro alimentare più sostenibile
Il settore alimentare si trova oggi di fronte a sfide sempre più complesse, legate alla necessità di coniugare produttività, sicurezza alimentare e tutela dell’ambiente.
Per orientare le imprese del settore alimentare nel percorso verso la sostenibilità, possono essere prese in considerazione 5 ambiti prioritari di intervento. Vediamo quali sono.
1. Rafforzare la resilienza della filiera
Crisi climatiche, instabilità geopolitica e shock economici rendono sempre più urgente investire in filiere resilienti. Adottare pratiche come l’agricoltura rigenerativa consente non solo di garantire l’approvvigionamento futuro delle materie prime, ma anche di costruire relazioni solide con agricoltori e fornitori.
2. Ripensare i portafogli di prodotto
Prestazioni ambientali, nutrizionali, qualitative ed economiche devono diventare indicatori chiave. Serve ripensare ricette, ingredienti, formati e packaging in un’ottica di innovazione sostenibile. Questo nell’ottica di offrire prodotti che soddisfino le aspettative dei consumatori, ma che al tempo stesso riducano l’impatto sull’ambiente.
3. Guardare oltre il carbonio
Ridurre le emissioni è fondamentale, ma non basta. Il settore alimentare dipende fortemente dagli ecosistemi naturali e, per questo motivo, è opportuno affiancare alle strategie climatiche anche strategie nature-positive. Ciò significa integrazione della biodiversità, tutela del suolo, protezione delle risorse idriche.
4. Promuovere il cambiamento nei consumi
La sostenibilità aziendale passa anche dai comportamenti quotidiani dei consumatori. Le aziende possono e devono giocare un ruolo attivo nel promuovere consumi più consapevoli informando sui benefici delle diete sostenibili, combattendo lo spreco alimentare e incoraggiando scelte responsabili.
5. Anticipare il cambiamento normativo
Il contesto regolatorio sta cambiando rapidamente e le aziende devono farsi trovare pronte.
Tra le normative chiave troviamo:
- il Regolamento UE sulla deforestazione (EUDR);
- il Regolamento sugli imballaggi e rifiuti da imballaggio (PPWR);
- la Strategia UE sulla biodiversità al 2030;
- le normative europee sulla rendicontazione ESG, come la CSRD.
Prepararsi in anticipo, monitorare i mercati e coinvolgere il top management nella gestione del rischio normativo significa evitare i costi dell’inazione e guadagnare un vantaggio competitivo come leader della transizione sostenibile.
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Quali sono le certificazioni, i rating ESG o le iniziative internazionali più rilevanti nel settore alimentare
Per le aziende del settore alimentare, ottenere certificazioni ESG riconosciute a livello internazionale rappresenta un passo importante per dimostrare l’impegno concreto verso pratiche sostenibili. Questi strumenti non solo aumentano la trasparenza lungo la filiera, ma aiutano anche a costruire fiducia presso consumatori, stakeholder e partner commerciali.
Ecco alcune delle certificazioni di sostenibilità, rating ESG o iniziative internazionali più rilevanti.
- Rainforest Alliance: attesta che le materie prime, come caffè, tè o cacao, sono coltivate in modo sostenibile, nel rispetto della biodiversità, dei diritti dei lavoratori e delle comunità locali.
- MSC – Marine Stewardship Council: certifica pesce e frutti di mare provenienti da attività di pesca sostenibili, che preservano gli stock ittici e gli ecosistemi marini.
- ASC – Aquaculture Stewardship Council: analoga alla MSC, ma specifica per prodotti derivati dall’acquacoltura, promuove pratiche responsabili negli allevamenti ittici.
- AWS – Alliance for Water Stewardship: promuove la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo tutta la filiera, in linea con gli standard internazionali.
- SBTi – Science Based Targets initiative: valida gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra sulla base delle evidenze scientifiche, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
- EPD – Environmental Product Declaration: fornisce dati oggettivi e verificati sull’impatto ambientale di un prodotto lungo il suo intero ciclo di vita.
- ISO 14064: standard internazionale per la rendicontazione e la verifica della carbon footprint di organizzazione.
- CDP: rating che valuta la trasparenza e la performance climatica.
- EcoVadis: rating che misura la sostenibilità aziendale su più dimensioni, tra cui ambiente, lavoro, etica e acquisti.