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Cos'è la finanza sostenibile?
La finanza sostenibile è l’applicazione dei criteri ESG in ambito finanziario. In altre parole, nel processo decisionale di investimento vengono considerati fattori di tipo ambientale, sociale e di governance, indirizzando i capitali verso attività e progetti sostenibili a lungo termine.
Le normative europee, in particolare la SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation), obbligano le società finanziarie come banche, gestori di fondi e consulenti, a rendere trasparenti i loro investimenti e a valutare l'impatto delle loro operazioni, divulgando informazioni su come vengono presi in considerazione i fattori ESG nelle scelte di investimento.
La gestione dei rischi ESG è diventata un must per qualsiasi azienda che voglia restare competitiva e in linea con i nuovi standard regolatori. Vediamo più da vicino le direttive che influenzano il settore e le soluzioni che le aziende possono adottare per essere conformi.
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Le normative chiave: SFDR, PAI e Tassonomia UE
La SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation), entrata in vigore il 10 marzo 2021, obbliga le aziende finanziarie a fornire informazioni dettagliate e trasparenti riguardo l'impatto ambientale e sociale dei loro investimenti.
La SFDR, inoltre, suddivide i prodotti finanziari sostenibili in 2 categorie principali:
- prodotti Art. 8, che promuovono caratteristiche ambientali e/o sociali;
- prodotti Art. 9, che perseguono obiettivi di investimento sostenibile.
Questo quadro normativo mira a evitare il greenwashing, promuovendo una maggiore trasparenza e una comunicazione chiara con gli investitori.
I PAI (Principal Adverse Impact) sono i possibili impatti negativi che gli investimenti possono avere su ambiente, società e governance.
Gli indicatori PAI individuati dalle autorità europee sono 64: su 18 di questi indicatori, tra cui il livello di emissioni di carbonio, gli intermediari finanziari sono tenuti a rendere conto (“disclosure obbligatoria”), mentre sugli altri 46 possono procedere su base volontaria.
Infine, la Tassonomia UE fornisce una classificazione chiara e uniforme per le attività economiche che possono essere considerate sostenibili, facilitando l’identificazione degli investimenti allineati agli obiettivi climatici dell'Unione Europea.
Queste normative non solo stabiliscono standard comuni per gli investimenti sostenibili, ma spingono le aziende a integrare la sostenibilità nei loro processi decisionali, contribuendo a rendere il settore finanziario più responsabile e trasparente.
Cosa significa per le aziende?
- Disclosure obbligatoria: le aziende devono essere trasparenti sui loro impatti negativi e fornire report dettagliati in linea con la SFDR.
- Conformità alla Tassonomia: solo le attività considerate sostenibili secondo la tassonomia europea possono essere definite tali nei bilanci di sostenibilità.
- Responsabilità aziendale: le aziende sono ora responsabili per gli impatti delle loro decisioni, creando così un incentivo a migliorare le pratiche ESG.
- Sviluppo di strategie sostenibili: le normative spingono le aziende a sviluppare strategie che minimizzino i PAI e massimizzino i benefici sostenibili, favorendo un approccio più proattivo alla sostenibilità.
- Impatto sulla reputazione: le aziende che non si conformano a queste normative possono affrontare danni reputazionali, perdendo la fiducia di investitori e consumatori
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Gestione dei rischi climatici e ambientali: le aspettative di Banca d’Italia
Il climate risk management è diventato una priorità per le aziende del settore finance: i cambiamenti climatici e il degrado ambientale danno origine a mutamenti strutturali che influiscono sull’attività economica e, di conseguenza, sul sistema finanziario.
I rischi climatici si dividono in due categorie principali:
- rischi fisici, legati agli effetti diretti del cambiamento climatico (come eventi meteorologici estremi);
- rischi di transizione, legati al passaggio verso un'economia a basse emissioni di carbonio.
Per quanto riguarda la gestione dei rischi climatici e ambientali, le aspettative di Banca d’Italia riprendono quelle dettate dalla Guida sui rischi climatici e ambientali della BCE e dall’EBA (European Banking Authority).
Queste forniscono indicazioni chiare su come le banche devono integrare i rischi ESG nei loro processi decisionali e le aspettative di vigilanza relative alla gestione dei rischi.
Cosa possono fare le aziende?
- Sviluppare scenari di stress test: le banche dovrebbero utilizzare stress test climatici per prevedere l'impatto dei cambiamenti normativi e ambientali.
- Raccolta dati ESG: Le aziende devono implementare sistemi efficaci per raccogliere dati ESG dai loro clienti e controparti.
- Integrare i rischi ESG nei processi di gestione: la sostenibilità deve diventare parte integrante della valutazione del rischio, non un'appendice.
- Disclosure completa: fornire report ESG chiari e trasparenti che coprano tutte le aree critiche della sostenibilità, dai rischi climatici ai risultati sociali.