Il valore dell'oceano nella lotta al cambiamento climatico

Oceani tra riscaldamento globale, plastica nei mari, sovrasfruttamento della pesca e acidificazione delle acque. Facciamo il punto.
In questo articolo
Oceano e riscaldamento globale: la situazione attuale
Le iniziative a favore degli oceani
‍Gli effetti dell’aumento delle temperature sull’oceano 
Acidificazione degli oceani: di cosa si tratta
Aziende e salvaguardia degli oceani
Scritto da
Matteo Maioli
Aggiornato al
16.10.2024

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Oceano e riscaldamento globale: la situazione attuale


La grande sfida della nostra epoca è sicuramente quella della lotta al cambiamento climatico e diventa urgente trovare al più presto soluzioni per vincerla. In questo contesto, c’è un ecosistema, il più grande del pianeta, che può essere un alleato straordinario: l’oceano.

Gli oceani ricoprono più dei 2/3 della superficie terrestre e detengono il 97% di acqua presente a livello mondiale. Inoltre, forniscono la metà dell’ossigeno, essenziale per la vita, e sono in grado di assorbire circa il 25% dell’anidride carbonica presente in atmosfera.
(Fonte: European Commission)

Considerando le ampie porzioni occupate dai mari sul nostro globo, possiamo definire la Terra come “pianeta blu”, luogo essenziale per la vita di ogni specie vivente. Questo ambiente straordinario fornisce molteplici servizi ecosistemici all’uomo, tra cui quello fondamentale della regolazione del clima, da cui dipende l’esistenza umana.

Le minacce che però stanno perseguitando gli oceani aumentano quotidianamente: cambiamento climatico, plastica nei mari, sovrasfruttamento della pesca, acidificazione delle acque, scarichi industriali.

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Le iniziative a favore degli oceani


L’attenzione crescente nei confronti di questo ecosistema ha spinto diverse forze politiche, nazionali e internazionali, a muoversi nel tentativo di preservarlo: 

  • nel 2015 le Nazioni Unite hanno inserito all’interno dell’Agenda 2030 uno specifico “goal” dedicato all’oceano e alla vita sott’acqua; 
  • nel 2017 si è tenuta la prima “Conferenza Planetaria per gli Oceani”, sempre sostenuta dall’ONU, con l'intento di promuovere un utilizzo sostenibile degli oceani;
  • il 4 marzo 2023, dopo più di 15 anni di trattative, negoziati e rinvii, è stato sottoscritto dai Paesi membri delle Nazioni Unite il “UN Treaty on High Seas”, il trattato per la tutela dell’alto mare. 

Con alto mare si intende, per definizione, la zona di oceano situata al di là delle acque territoriali nazionali che non è sottoposta al governo di nessuno Stato, posta oltre 200 miglia dalla costa. 

L’accordo, che rappresenta una vera e propria svolta storica, si pone come primo obiettivo quello di proteggere le superfici dei mari che non sono sottoposte a nessuna giurisdizione, comprendendo al proprio interno anche la protezione e la salvaguardia degli ecosistemi marini che li compongono e la biodiversità in essi presenti. 

Il secondo ambizioso obiettivo che si è posto l’ONU è quello di raggiungere la protezione del 30% di queste acque entro il 2030.

La speranza di questo “Blue deal”, come lo definisce il commissario europeo all’ambiente Virginijus Sinkevicius, è quella di riuscire finalmente a rispettare questo habitat e riconoscergli l’enorme valore che possiede.

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Gli effetti dell’aumento delle temperature sull’oceano 


Gli studi
affermano che le temperature in aumento non hanno riguardato solamente la terraferma: anche le acque marine hanno fatto registrare temperature record. 

Secondo diversi scienziati l’aumento delle temperature dei mari sta crescendo a un ritmo mai osservato prima: gli oceani si starebbero riscaldando a una velocità superiore nell’ultimo secolo rispetto a quanto fatto nei precedenti 11.000 anni.

L’aumento delle temperature ha un impatto notevole sull’oceano, causando conseguenze estreme. Tra le più rilevanti, connesse al cambiamento climatico, ci sono:

  • innalzamento del livello del mare, causato per lo più dall’espansione termica ( fenomeno per cui l’acqua si espande nel momento in cui si riscalda), e dallo scioglimento di ghiacciai e calotte polari.

  • acidificazione delle acque, dovuta all’eccesso di anidride carbonica sempre più concentrata in atmosfera, a causa dell’incessante utilizzo da parte dell’uomo dei combustibili fossili.

Secondo uno studio del National Geographic, il livello dei mari aumenterà di 30 cm entro il 2050. Considerando che 2/3 dell’intera popolazione mondiale vive entro 60 km dalle coste, se le previsioni dovessero rivelarsi esatte, si genererebbe un fenomeno di migrazione climatica senza precedenti.

L’anidride carbonica rilasciata dai gas a effetto serra tende a rimanere in atmosfera per periodi molto lunghi, contribuendo al riscaldamento globale.

In questo scenario, gli oceani offrono un grande contributo: assorbono ogni anno un valore pari a circa il 25% di tutta la CO2 in eccesso, e negli ultimi 100 anni è stata catturata circa il 30% dell’anidride carbonica. 

Questa funzione ha contribuito a mantenere le temperature della terra entro un livello accettabile, consentendo all’uomo di prosperare nonostante il massiccio utilizzo di sostanze altamente inquinanti. I benefici di queste attività sono stati però unicamente a vantaggio dell’uomo, andando a discapito di tutto l’ecosistema marino. 

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Acidificazione degli oceani: di cosa si tratta


Questa corposa operazione di “pulizia” dell’aria ha fatto aumentare la concentrazione di anidride carbonica nei mari, facendone crescere anche il livello di acidificazione, con conseguenze talvolta catastrofiche sulla vita marina.

A farne le spese in maniera più ampia sono soprattutto le specie che presentano gusci con carbonato di calcio, i quali si indeboliscono alla minima variazione di acidità dell’oceano, oltre ad ostriche e coralli.

Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature ha dimostrato come il 90% della vita oceanica rischia l’estinzione entro la fine del secolo. L’enorme biodiversità degli ecosistemi marini sono quindi particolarmente a rischio, incidendo sulla catena alimentare di miliardi di animali.

Non solo, a farne le spese è anche l’uomo: le barriere coralline sono fondamentali per la tutela delle coste, garantendone la protezione dall’erosione.

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Aziende e salvaguardia degli oceani: il ruolo delle mangrovie


Nel tentativo di mitigare l’impatto dell’uomo sull’ambiente le attività da implementare sono svariate.

Come azienda, ci sono diverse strade che è possibile percorrere per contrastare il cambiamento climatico e supportare gli oceani: il primo passo è sicuramente quello di adottare politiche di sostenibilità in e incoraggiare comportamenti nel rispetto dell’ambiente, ad esempio riducendo l’utilizzo di plastica.

Oltre a questo le aziende possono finanziare progetti ambientali certificati per la protezione degli ecosistemi marini e costieri, come il progetto Delta Blue Carbon: si tratta di un progetto di offsetting che consiste  nella più grande azione di riforestazione di mangrovie del mondo.

Questa particolare tipologia di pianta è in grado di catturare un'elevata quantità di CO₂ (dieci volte superiore rispetto a un albero tradizionale), ma allo stesso tempo necessita di condizioni particolari per poter sopravvivere: richiede infatti il contatto con l’acqua di mare e un clima tropicale.

Una foresta di mangrovie è in grado di proteggere la costa da tempeste e inondazioni, di nutrire pesci e animali e di rendere l’ambiente circostante libero dagli effetti nocivi delle radiazioni UV-B.

I carbon credit generati dal progetto sono generati proprio dalla crescita e dalla conservazione di piante, permettendo da un lato di contrastare il cambiamento climatico assorbendo CO₂, dall’altro di proteggere il relativo habitat marino.

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