C’è una cosa di cui sicuramente vi sarete accorti: quando si parla di sostenibilità ci sono degli argomenti ricorrenti che non passano mai in secondo piano. Anche perché sono quelli per cui c’è davvero bisogno di aggiornarsi. E visto che la carbon neutrality è uno dei temi in testa alle classifiche, vale la pena fare un bel punto sulla situazione attuale.
Ma partiamo dall'inizio:
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Che cosa si intende per carbon neutrality?
CARBON NEUTRALITY
Secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) – organismo internazionale istituito dalle Nazioni Unite per studiare il cambiamento climatico – la neutralità carbonica si realizza quando avviene un bilanciamento tra la CO2 emessa nell’atmosfera e la CO2 ridotta o catturata dall’atmosfera in un determinato periodo di tempo.
In Up2You ci piace dirlo in modo più semplice: raggiungere la carbon neutrality significa avere un impatto neutro sul riscaldamento globale.
È dunque lecito chiedersi cosa effettivamente comporti impegnarsi per conquistare il traguardo delle cosiddette “zero emissioni”. A maggior ragione quando poi ci sono intere città a mettersi in gioco: è l’esempio di Copenaghen che, tramite il proprio CPH Climate Plan, per il 2025 intende diventare la prima capitale carbon neutral al mondo, mettendo in atto una serie di azioni per uno sviluppo infrastrutturale e sociale che mitighi gli effetti sull’ambiente.
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Perché è importante compensare l’anidride carbonica (CO2) e tutti i tipi di gas serra?
Qui occorre una premessa poiché, con il cambiamento delle condizioni climatiche, l’Accordo di Parigi – siglato nel 2015 dall’Unione Europea insieme ad altri 196 Paesi – prevede il raggiungimento delle zero emissioni nette per il 2050 e il contenimento del riscaldamento globale entro la soglia di sicurezza di 1,5°C.
Con un intento così ambizioso, è nata la necessità da parte di istituzioni e imprese di avviare un percorso verso la carbon neutrality, concentrando l’attenzione su quella che è la variabile cruciale per la conservazione dell’ecosistema: i gas serra di origine antropica.
Nell’analisi delle emissioni tutti i gas serra vengono convertiti in CO₂ equivalente, per semplificare calcoli complessi e perché è effettivamente il tipo di gas preponderante. L’anidride carbonica di per sé svolge un ruolo chiave nell’atmosfera, regolando la temperatura e permettendo il proliferare della vita sulla Terra. Tuttavia, l’accumulo eccessivo di CO2 causato dall’azione dell’uomo ha contribuito a un aumento della temperatura media globale che ha portato alle conseguenze che purtroppo vediamo, tra siccità, alluvioni e perdita della biodiversità.
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Cosa vuol dire diventare carbon neutral?
Essere un’azienda carbon neutral significa avere un impatto neutro sul Pianeta, producendo zero emissioni nette di CO2 . Detta così potrebbe sembrare poca cosa e sebbene l’obiettivo che abbiamo in Up2You sia proprio quello di facilitare la transizione alla sostenibilità, vogliamo essere sinceri: la via verso la decarbonizzazione non è semplice.
C’è da dire, però, che molte tra le più grosse company mondiali – oltre 330 sulle 500 inserite nella lista Fortune Global 500 – hanno già iniziato a implementare delle strategie climatiche per ridurre la propria impronta di carbonio e quella di tutta la supply-chain.
Gruppi economici di rilievo come Apple, Gucci, Netflix, Nestlé e Microsoft, per citarne alcuni, oltre a essersi dotati di piani di corporate social responsibility hanno fissato degli obiettivi di carbon neutrality che sono andati progressivamente a influire sull’intera filiera di aziende più piccole a essi collegate, innescando un circolo virtuoso con un saldo positivo per l’ambiente.
Considerando che non esiste attività al mondo che non generi emissioni di CO₂ e che le aree di business toccate dal tema della neutralità carbonica sono praticamente infinite, la climate journey di una singola azienda, seppur complessa, può contare su un percorso regolato da standard internazionali che prevede 4 azioni fondamentali:
- Calcolo delle proprie emissioni
Il primo passo verso la carbon neutrality consiste nel calcolo della CO₂ prodotta dalle attività lavorative. Occorre identificare tra emissioni dirette che derivano da fonti detenute o controllate ed emissioni indirette che derivano da consumi energetici interni o esterni all’azienda come possono essere l’elettricità acquistata, il riscaldamento, il raffreddamento e il vapore consumato da un’organizzazione.
- Riduzione
Dopo aver stimato la propria carbon footprint, l’azienda è chiamata a impostare una strategia per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Si procede quindi con l’attuazione di pratiche di efficientamento energetico e “sociale”, quest’ultimo orientato a coinvolgere i lavoratori, incentivandoli ad adottare accorgimenti quotidiani consapevoli che possono andare da un minore consumo di energia, alla scelta di una mobilità sostenibile e/o condivisa.
- Compensazione
Tra le differenti attività, ve ne sono alcune che producono emissioni non-riducibili: figuriamoci che anche solo respirare emette CO2! Queste, però, possono essere compensate andando a finanziare progetti certificati che bilanciano l’impatto ambientale, come la riforestazione su larga scala, la preservazione di ecosistemi in grado di assorbire CO2, le soluzioni tecnologiche di cattura della CO2 dall’atmosfera e altre soluzioni che puntano tutte all’assorbimento dell’anidride carbonica. Inoltre, la sola attività di riduzione richiede tempi che non possiamo più permetterci di aspettare, mentre affiancare in sinergia un’attività di neutralizzazione è la strategia più tempestiva per limitare gli effetti del cambiamento climatico.
- Comunicazione
Impegnarsi in un percorso verso la carbon neutrality consente di beneficiare di molteplici vantaggi in termini economici e di brand reputation. Poter comunicare l’adozione di una strategia climatica e il successivo raggiungimento de, oltre ad attrarre nuovi talenti richiamati dalla sensibilità dell’azienda verso tematiche green, rappresenta una leva essenziale per ottenere un maggiore vantaggio competitivo sul mercato che, oggi, tende a prediligere realtà che puntano sul valore della sostenibilità. Non ultimo, anticipare il cambiamento diventa decisivo per catturare l’attenzione di possibili investitori pronti a sostenere tutte quelle aziende che, grazie alla transizione verso la decarbonizzazione, ispirano fiducia e risultano essere solide agli occhi degli stakeholders.