Foresta aziendale: cos'è e quali caratteristiche deve avere

Cos’è una foresta aziendale? Perché le aziende continuano a creare la propria foresta? È una soluzione realmente efficace nella lotta al cambiamento climatico? Parola a un esperto di sostenibilità ambientale.
In questo articolo
Cosa si intende per foresta aziendale?
Quali caratteristiche deve avere una foresta aziendale? 
La foresta aziendale ha a che fare con il greenwashing?
Consigli per intraprendere un percorso di sostenibilità ambientale.
Immagini di alberi che rappresentano la foresta aziendale con un punto di domanda in centro
Scritto da
Niccolò Crippa
Aggiornato al
20.9.2024

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Cosa si intende per foresta aziendale?


Oggi tantissime imprese decidono di realizzare la propria foresta aziendale, con l’obiettivo di compiere un'azione a favore dell’ambiente per combattere il cambiamento climatico. Ma cosa vuol dire realizzare una foresta aziendale?

Per aiutarci a rispondere a questa domanda e a molte altre, abbiamo chiesto aiuto a un vero esperto del settore: Matteo Molteni, Sustainability Consultant di Up2You.

Matteo Molteni Sustainability Analyst Up2You

Specializzato in Management dell’energia e sostenibilità ambientale, da anni Matteo lavora in Up2You come esperto in carbon offsetting. Si occupa di analisi e selezione di progetti certificati da includere nel portfolio di Up2You, e in questi anni ha analizzato circa 200 progetti e aiutato oltre 70 aziende a raggiungere la neutralità carbonica.

Quindi, cos’è una foresta aziendale?

Con foresta aziendale si intende una soluzione in cui un'azienda finanzia la messa a dimora di un considerevole numero di alberi. Questa iniziativa oggi viene intrapresa dalle aziende per svariati motivi, come dimostrare un impegno nelle pratiche sostenibili o cercare di bilanciare l'impatto ambientale dell'azienda.

Non sempre, però, si rivela una soluzione efficace e, se si decide di optare per questa opzione, bisogna prestare attenzione a diverse caratteristiche.

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Quali caratteristiche deve avere una foresta aziendale? 

La questione principale riguarda la necessità di garantire che la creazione di una foresta aziendale porti benefici positivi e duraturi nel tempo.
Per questo motivo devono essere tassativamente rispettati diversi criteri.

- Misurabilità: la CO₂ assorbita dagli alberi deve essere calcolata annualmente, e il risultato netto rispetto alla situazione iniziale dev’essere maggiore di 0. In alcuni casi, se vengono piantati particolari specie di alberi in luoghi non adatti, il beneficio può essere addirittura negativo, dato che l’iniziativa in realtà genera emissioni.

-
Permanenza: deve essere garantito che nel corso degli anni la vegetazione non subisca diminuzioni.

- Co-benefici positivi
: l’iniziativa non deve intaccare le comunità locali e altre biodiversità. La creazione di una foresta aziendale può infatti comportare la distruzione di ecosistemi naturali, o la conversione di terreni agricoli o pascoli in foreste. Questo può avere un impatto negativo sulla biodiversità locale, dato che gli habitat naturali vengono distrutti per fare spazio alla nuova piantagione.
Rispetto a questi punti vorrei portare il focus sulla
permanenza: affinché un’iniziativa di questo tipo possa esistere, gli sviluppatori dei progetti hanno necessità di elevati flussi di cassa in entrata, per poter garantire, ad esempio, la protezione di un'area forestale colpita da deforestazione.

Questo punto in particolare è spesso
difficile da garantire: il finanziamento di questa tipologia di progetti, infatti, nella maggior parte dei casi avviene attraverso il pagamento di una singola fee, per di più che risulta spesso irrisoria. Per capirci, molto spesso queste fee, o quote, corrispondono a meno di 1€ ad albero, per coprire l’intero ciclo vita, che in alcuni casi raggiunge i 100 anni.

Per mantenere un albero in salute è essenziale condurre un monitoraggio costante adottando misure preventive contro malattie, incendi, degrado e deforestazione. Su queste basi, preservare la salute di una foresta richiede uno sforzo che
non può essere giustificato attraverso un unico investimento a monte così contenuto.


Foreste aziendali cosa sono




Quindi, in altre parole, con queste premesse è difficile che la foresta aziendale continui a essere tenuta sotto controllo col passare del tempo.

Esatto. Un altro errore da evitare è pensare che piantare una foresta aziendale possa da sola permettere di compensare le emissioni aziendali o raggiungere la carbon neutrality: la compensazione delle emissioni è possibile unicamente attraverso iniziative certificate ed è lo step successivo a una misurazione scientifica della propria carbon footprint e all’implementazione di un piano di riduzione delle emissioni.

Oltre ai 3 criteri elencati in precedenza, un progetto certificato deve tassativamente essere:


- Addizionale
: il progetto deve essere sviluppato con il solo scopo di catturare o evitare l’emissione di CO₂ e la sua sostenibilità economica deriva da quello. Per esempio, se si considerano alberi da frutto, essi sono stati probabilmente piantati e sono curati per produrre frutta, e la CO₂ che catturano non è veramente addizionale rispetto al caso in cui non avessimo investito in compensazione. Ci sarebbero stati ugualmente.

-
Trasparente: le informazioni relative ai progetti e ai crediti di carbonio devono essere chiare e trasparenti. Questo requisito garantisce che tutti gli stakeholder possano valutare l'efficacia del progetto, e che il processo di certificazione sia responsabile e affidabile.

- Valutato da un ente terzo indipendente:
tutte le riduzioni di emissioni devono essere verificate da un ente terzo accreditato. L'audit garantisce la revisione indipendente dei dati e delle informazioni relative al progetto, verificandone la conformità agli standard di certificazione, e l'affidabilità e la credibilità delle informazioni fornite.

Questi criteri sono fondamentali e assicurano che la quota parte di CO2 utilizzata per compensare le emissioni aziendali corrisponda effettivamente a
1 tonnellata di CO2 equivalente.

Insomma, avere una foresta aziendale può anche rappresentare una soluzione, ma bisogna essere certi che vengano garantiti tutti questi criteri. E soprattutto, serve sottolineare che in nessun caso può rappresentare
da sola una soluzione per raggiungere la neutralità carbonica: in ogni caso, infatti, occorre prevedere il calcolo delle emissioni (per sapere quanta CO2 eq occorre effettivamente compensare) e deve essere accompagnata da un percorso di riduzione.

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La foresta aziendale ha a che fare con il greenwashing?

Sicuramente mettere a dimora degli alberi è un claim molto facile da raggiungere, basta finanziare l’iniziativa attraverso un fornitore esterno. Qualsiasi azienda, grazie a questa iniziativa, può (impropriamente) spendersi come una realtà sostenibile senza aver ancora intrapreso alcuna azione in ambito sostenibilità.

Il discorso cambia, ad esempio, quando si parla della compensazione: compensare le emissioni di CO2 attraverso progetti certificati implica obbligatoriamente il calcolo delle emissioni aziendali, e nella maggior parte dei casi un percorso incentrato sulla mitigazione delle proprie emissioni nel corso degli anni.

Per rispondere alla domanda, quindi, non per forza quando si parla di
foreste aziendali è automatica l’associazione con il greenwashing;  tuttavia è sicuramente molto facile incorrere in questo genere di accuse comunicando che la propria azienda è sostenibile solo per avere realizzato la propria foresta.

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Cosa consigli allora a un’azienda che vuole intraprendere un percorso di sostenibilità ambientale?

Se l’obiettivo dell’azienda è quello di compensare le proprie emissioni di CO2, consiglio di cercare progetti ambientali certificati da enti terzi, come Verra o Gold Standard, così da essere sicuri che tutti i criteri elencati precedentemente siano rispettati.

2 esempi possono essere il progetto Rimba Raya, per la salvaguardia delle foreste indonesiane, o il Cordillera Azul, che combatte la deforestazione in Perù. Si tratta di progetti ambientali che nascono con l’unico obiettivo di catturare o non emettere emissioni di CO2, rispettando quindi il criterio di addizionalità di cui abbiamo parlato.

In Up2You, ad esempio, abbiamo scelto di concentrarci prevalentemente su progetti di compensazione certificati, come step finale di un corretto percorso di sostenibilità ambientale che si compone di 4 step:

-
calcolo delle emissioni aziendali;

- realizzazione di una
strategia di riduzione;

-
compensazione delle emissioni di CO2 non riducibili tramite progetti certificati;

- solo come ultimo passaggio,
comunicazione dei risultati di sostenibilità raggiunti.

Vuoi iniziare il tuo percorso di sostenibilità ambientale? Contattaci e scopri come fare!