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Cosa spinge i talenti a cambiare azienda?
Secondo il rapporto annuale State of the Global Workplace del 2023 di Gallup, oggi, circa il 51% dei lavoratori e delle lavoratrici si sta organizzando per cambiare lavoro. Questo significa che 1 dipendente su 2 vuole migliorare la propria situazione lavorativa, e lo fa cercando condizioni migliori in un’altra azienda.
Ma cosa spinge i talenti a cambiare posto di lavoro? E quali sono gli elementi capaci di rendere appetibile un’azienda?
Secondo i dati di People at work di ADP Research Institute, condotto su oltre 32.000 lavoratori e lavoratrici in 17 Paesi, la retribuzione e la sicurezza lavorativa restano ai primi posti tra i criteri che influenzano la scelta del posto di lavoro.
Ma attenzione, perché ci sono diversi criteri non troppo distanti dai primi 2 che continuano a crescere (soprattutto se ci focalizziamo su lavoratori e lavoratrici più giovani). Ad esempio, valori come diversità, equità e inclusione influiscono sempre di più sulla decisione di rimanere o meno all’interno di un’azienda.
Secondo la stessa ricerca, il 39% della Generazione Z è insoddisfatto della propria flessibilità oraria e il 37% della flessibilità del luogo di lavoro. Molti hanno addirittura dichiarato che prenderebbero in considerazione la possibilità di cercare una nuova azienda se il datore o la datrice di lavoro ordinasse loro di lavorare in ufficio a tempo pieno.
Oggi ci sono troppe variabili in gioco quando si tratta di scegliere l’azienda in cui lavorare: il posto fisso non è più l'obiettivo. Le aziende devono impegnarsi sempre di più se vogliono attirare nuovi talenti e trattenere quelli già in azienda.
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Quanto costa il turnover alle aziende?
Abbiamo visto i dati relativi al numero di lavoratori e lavoratrici che intendono cambiare posto di lavoro. Ma quanto costa questo turnover alle aziende?
Secondo uno studio di Society for Human Resource Management (SHRM), ogni volta che un’impresa sostituisce una persona, spende in media da 6 a 9 mesi di stipendio in più all’anno. Per un manager o una manager che guadagna 50.000 € l’anno, si tratta di circa 30-40.000 € di spese aggiuntive di assunzione, onboarding e formazione.
Ecco perché diventa sempre più importante per le aziende lavorare sulla retention, ovvero sulla fidelizzazione del personale.
Per farlo, però, occorre conoscere quali sono gli elementi chiave che spingono i talenti a rimanere in azienda, anche a discapito di stipendi inferiori.
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Cosa cercano i giovani sul posto di lavoro? Ecco gli elementi chiave
Oggi un’azienda che vuole fare retention non può più pensare che promozioni e aumenti di stipendio siano l’unica soluzione: ci sono nuovi valori e criteri che influiscono sulla scelta del posto di lavoro, e questi sono ancora più importanti per la fetta più giovane di lavoratori e lavoratrici:
- inclusione e diversità;
- trasparenza retributiva;
- flessibilità, sia in termini di orario che di luogo di lavoro;
- sviluppo delle competenze.
Oltre a questi, ci sono 2 elementi che stanno diventando sempre più rilevanti per la scelta dell’azienda in cui lavorare: si tratta della sostenibilità ambientale e del coinvolgimento in azienda.
Secondo un’indagine pubblicata da CNBC, l’86% dei millennial accetterebbe la riduzione del proprio salario pur di lavorare in un ambiente che ha a cuore la sostenibilità e l’engagement del personale.
Questi sono i valori (sempre più in in linea con gli indicatori ESG) richiesti oggi dalle nuove generazioni di lavoratori e lavoratrici.
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3 consigli non scontati per migliorare la retention in azienda
Abbiamo visto quali sono i principali criteri per i quali i talenti scelgono un’azienda piuttosto che un’altra, e sulla base di questi potremmo fornirti i classici consigli come:
- porta la flessibilità in azienda;
- migliora la trasparenza;
- introduci programmi di formazione;
- ecc.
Ma, visto che online ci sono già decine di contenuti che trattano l’argomento, ecco 3 consigli non scontati per migliorare la retention.
1. Non esiste un’attività di retention che va bene per tutti/e
Abbiamo visto, ad esempio, come i valori più importanti per una persona senior, non siano gli stessi per una più giovane. Anche all’interno delle stesse fasce d’età, ciò che è importante per una persona non è detto che lo sia per un’altra: diversi millennial basano le proprie scelte lavorative sulla possibilità di crescita, altri sulla flessibilità, altri ancora sulla retribuzione.
Il primo consiglio è quindi quello di indagare quali siano i valori più importanti all’interno della propria popolazione aziendale.
2. Non basta iniziare un percorso di sostenibilità aziendale
La sostenibilità è uno dei valori a cui i millennial (e non solo) prestano maggiore attenzione nella scelta di un ambiente di lavoro, tanto che, secondo una ricerca di GreenBiz, circa 2 giovani su 3 preferiscono rinunciare a lavorare in aziende che non hanno a cuore la sostenibilità ambientale.
È fondamentale, però, non fermarsi a compiere azioni a favore dell’ambiente: occorre coinvolgere e sensibilizzare il personale nelle attività che l’azienda compie. Ci sono diversi casi in cui le aziende sono perfettamente allineate alle direttive di sostenibilità, ma il personale non ne è al corrente.
Non solo, gli HR devono inserirsi nelle strategie di comunicazione per mostrare l’impegno nella sostenibilità della propria azienda, perché appaia più appetibile anche per nuovi talenti.
3. La gamification è un ottimo strumento per fare formazione
La gamification trasforma la formazione aziendale in un'esperienza coinvolgente e motivante. Per esempio puoi sfruttare quiz ed elementi ludici come punti, badge e classifiche, per stimolare l'engagement delle persone e favorire l'apprendimento interattivo.